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DON
ENNIO BONATI (Parma
1/2/1915 Parma
26/02/1950 ) - Aquila
Randagia “GABBIANO”
Milano, cripta della chiesa del
Santo Sepolcro. Vigilia di San Giorgio, 1928. In opposizione al decreto
“fascistissimo” del 9 aprile che aveva soppresso lo scautismo e le
altre associazioni educative giovanili obbligandole a confluire
nell'Opera nazionale Balilla, si avvia l’azione clandestina delle
Aquile Randagie: ragazzi, capi e sacerdoti che faranno Resistenza senza
armi, educandosi all’avventura, alla libertà, alla fede, alla
fraternità. Nel 1941 li raggiungerà don Ennio Bonati
"Gabbiano", cappellano di un altro Santo Sepolcro… a Parma.
A invitarlo è un amico: il leggendario don Andrea Ghetti ("Baden"),
leader carismatico delle Aquile, compagno di studi al Collegio lombardo
di Roma e tra i fomentatori della silenziosa ribellione scout. Nato a
Fraore di San Pancrazio Parmense il 1° febbraio 1915, don Bonati è
ordinato presbitero il 10 aprile 1939 nella chiesa di San Pietro. Mons.
Giovanni Barili, che nel 1927 l'aveva accolto in Seminario - leggiamo in
uno scritto di Mons. Andrea Maggiali, dall'archivio della Curia di Parma
- lo definisce «buono, lieto, cordiale, di una grande lealtà ed
apertura d'animo». Il vescovo Evasio Colli, conoscendo le sue singolari
doti di intelligenza e di volontà, lo invia a Roma per conseguire il
dottorato in teologia all'Università gregoriana, «dove riscosse stima
ed affetto presso tutti i docenti e i compagni. Durante le parentesi
domenicali si dedicava al ministero catechistico fra i monelli della
periferia di Roma. Qui maturò il suo sogno di diventare il sacerdote
dei ragazzi. Terminati gli studi ritornò al servizio della diocesi. Lo
nominarono quindi vice cancelliere, vice assistente della GIAC (Gioventù
Italiana Azione
Cattolica) e della
FUCI (Federazione
Universitaria Cattolica Italiana) ,
nonché consorziale della Cattedrale. Durante il periodo bellico si
dedicò con generosità ed audacia in favore dei perseguitati politici.
Nominato assistente diocesano degli Esploratori Cattolici, dedicherà la
parte migliore delle sue energie a questi, finché il sopraggiungere e
poi l'accentuarsi della malattia [forse una forma di SLA, ndr] non lo
costrinse ad abbandonare ogni attività». Dopo l’Armistizio del ‘43
alcune Aquile Randagie, confluite nel gruppo OSCAR (Organizzazione
scout collocamento e assistenza ricercati), nasconderanno e faranno
sconfinare in Svizzera, con documenti falsi, oltre 2mila tra ebrei,
oppositori politici, nonché nazifascisti braccati, per condurli a
giusto processo. Don Ennio, nel periodo di maggiore oppressione, formò
alla libertà i giovani di Parma che avrebbero portato alla rinascita il
Paese. Fine teologo; educatore amato e seguito perché sapeva
affascinare. Dal giugno 1944 alla Liberazione fu nell’ufficio di
collegamento del CLN (Comitato di Liberazione
Nazionale) . Aderì alla Resistenza come cappellano nelle squadre
d’azione partigiana “Ulisse Corazza”, insieme a don Giuseppe
Cavalli. «Idealista al limite del mistico» – leggiamo nella
biografia redatta dai familiari – don Bonati non esitò a nascondere
in casa un ebreo, a fare da intermediario per lo scambio di prigionieri
fra partigiani e nazifascisti, a trasportare documenti e a «ingoiare
bigliettini» con informazioni scottanti. Con lui, dopo il 25 Aprile,
rinacque l’ASCI (Riparto
Parma 3 “San Giorgio”) e nacque il Guidismo Agi. Don Ennio, don
Cavalli, come i fratelli Beltrame Quattrocchi (don Tarcisio "Tar"
e padre Paolino), con azioni diverse, in luoghi diversi, ma guidati dal
medesimo spirito, furono durante la Resistenza i religiosi scout di
Parma protagonisti in storie di salvezza. Bonati si buttò per primo nel
"Gioco bandito" delle Aquile. Un anno dopo coinvolse l'allora
adolescente Gianpaolo Mora "Daino", che da grande sarebbe
diventato avvocato, consigliere comunale e provinciale, deputato,
senatore della Democrazia Cristiana, figura di riferimento a Parma nel
mondo della cultura e della cooperazione. Mora ci ha lasciati il 18
febbraio 2016. Cinque mesi prima, alle porte di Pisa, fu protagonista
all'intitolazione del viale delle Aquile Randagie, nella tenuta
presidenziale di San Rossore, dove nel 2014 si è conclusa la Route
Nazionale R/S dei
33mila RS Agesci lungo le "Strade di Coraggio... Diritti al
futuro"; proprio là dove re Vittorio Emanuele III firmò la
soppressione dello scautismo. Dopo oltre 80 anni, una rivincita sulla
Storia.Il giovane Mora è al fianco di don Ennio nella fondazione del
Parma 3 (ottobre 1945); sarà capo riparto fino al 1950, anno in cui il
sacerdote, colpito dalla malattia, termina la Route terrena a soli 35
anni. Era il 26 febbraio. Nella lunga sofferenza don Ennio fu testimone
sereno: «Mai una parola di lamento – prosegue lo scritto di
Mons. Maggiali –. Sempre contento, pronto a consolare piuttosto
che a essere consolato. Raggiante di gioia quando qualche amico prete
andava a celebrare vicino al suo letto di dolore. Si era dedicato
all'apostolato più difficile con generosità incantevole. Si seppe poi
che egli si era immolato per la santificazione dei sacerdoti. La sua
morte fu un lutto di tutta la Chiesa di Parma, la quale gli riservò
solenni onoranze funebri. Al prete "santo”, al prete della bontà
e della sofferenza portarono il loro saluto molti sacerdoti, tutti i
seminaristi, le associazioni, molti partigiani, sopratutto i
"suoi" scout e una folla straordinaria. Quando il corteo al
seguito della bara entrò nella Cattedrale, questa apparve così gremita
da presentare allo sguardo uno di quegli spettacoli che solo si hanno
nelle grandi occasioni. (...) Mons. Colli disse con parole profondamente
commosse (...) che nella sua breve carriera [don Ennio] aveva dato
mirabile esempio di zelo, di generosità, di multiforme apostolato, di
abnegazione indomita, di fervidissimo spirito di sacrificio.
"Vorrei che tutti i preti fossero spiritualmente così"». Don
Bonati «non è riuscito a vedere neppure l’alba del Concilio –
scrive nel 2010 Mons.
Domenico Magri –. Ne sarebbe stato certamente protagonista in Diocesi.
Viene ancora e giustamente ricordato come protagonista nella promozione
e assistenza spirituale dello scautismo, nella pastorale e nella
cultura. Una punta di diamante del clero parmense». Dal 1° maggio
2016, alla ex base scout di Vallerano (Calestano - PR), è posta una
targa in sua memoria. Nell'aprile 2018, nel 90° anniversario
dell’inizio del "volo" delle Aquile Randagie, il Comune di
Parma ha intitolato loro un piccolo parco cittadino. Il 13 aprile 2019,
alla presenza di scout e guide di ieri (ASCI e AGI ) e di oggi (Agesci,
Cngei, Masci, Assoraider, Foulard Bianchi ), dell'allora prefetto di
Parma Giuseppe Forlani (ora membro del Masci di Palermo), del rettore
dell'Università Paolo Andrei (tra i nipoti di don Ennio) e del
direttivo dell'Ente-fondazione mons. Andrea Ghetti "Baden" di
Milano, è stato svelato il pannello che ricorda la storia di chi animò
la Giungla Silente sognando di durare «un giorno in più del Fascismo».
Le Aquile Randagie non furono solo lombarde.
(Erick Ceresini) il Comune di Parma gli ha dedicato una Pubblica Strada all’interno del quartiere Montebello e stata anche pubblicata una biografia "Don Ennio, Sacerdote, Scout e Teologo" curata dal nipote Giuseppe Bonati ed un fascicolo Biografico "Il Sorriso di Don Ennio" realizzato dagli amici di Ennio Bonati
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